Eva non è ancora nata


Eva non è ancora nata

Verona, 16 gennaio 1900. Due lavandaie insaponano le lenzuola sul greto dell’Adige poco sotto il ponte Garibaldi. In questo punto, una di loro vede un sacco impigliato tra gli sterpi. Poco lontano c’è un ragazzo che pesca. “Era un involto legato con lo spago, voluminoso. Ci trovammo di fronte a sei pezzi di carne umana”. Messi insieme i pezzi, i periti stabiliscono che si tratta di una giovane donna tra i 16 e i 22 anni, incinta di tre mesi, identificata in seguito come Isolina Canuti. Ma i cimiteri non prevedono la sepoltura di lembi di corpi che arrivano a distanza di tempo e che qualcuno non ha interesse a non riconoscere. A Isolina viene imposta la cancellazione anagrafica. Non doveva vivere ma neanche essere iscritta fra i morti. Tra l’indagine e il monologo interiore, Federica Valenti cerca di rimettere insieme i pezzi, ridando vita al personaggio attraverso le parole della Maraini, di Verga e altri autori della letteratura moderna e contemporanea, che hanno cercato di indagare i meccanismi sociali e personali del dominio dell’uomo sul corpo della donna, che spesso si trasforma in potere di vita e di morte.


Da un’idea di Federica Valenti

Regia di Claudio Ottavi Fabbrianesi

Con Federica Valenti

L'isola

L'isola

Autunno del 1938. Il governo fascista decide di individuare un’isola, una prigione dalle pareti d’acqua, per confinare gli omosessuali, cioè quelli che vengono considerati “mele marce”.

 

Da un’idea di Federica Valenti

Regia di Claudio Ottavi Fabbrianesi

Con Giovanni Licari, Raimondo Livolsi, Giovanni Tardiola, Fabrizio d’Andrea, Ariele Ottavi Fabbrianesi

Noi, Sibilla


Noi, Sibilla

” I miei genitori errarono, unendosi, mi dicevo: è nella diversità delle loro tempre la causa del male che porto dentro me senza riparo”. Sibilla, giovane donna innamorata della figura paterna e incapace di comprendere la fragilità della madre destinata alla follia, si sposa, con un matrimonio riparatore, dopo aver subito uno stupro. Il monologo interiore, ispirato al primo romanzo di Sibilla Aleramo – “Una donna” (pubblicato nel 1906) ci accompagnerà attraverso le emozioni della protagonista per farci comprendere le ragioni profonde dell’abbandono del figlio e la presa di coscienza del non potersi adattare ad una vita famigliare sterile e violenta che non tiene in considerazione i desideri e i talenti delle donne, costrette a diventare vittime sacrificali per poter sopravvivere alla morale dell’epoca. “La lampada della vita, le mie mani l’hanno afferrata” Il lavoro ci fornisce uno spunto interessante di riflessione sulla discriminazione di genere e la lotta per la parità dei diritti.


Da un’idea di Federica Valenti

Regia di Claudio Ottavi Fabbrianesi

Con Federica Valenti e Cristina Leone